Ha in mente l’India, Bombay vivace, il giovane Giuseppe Oppenheim: stringe in mano, fresco fresco, il diploma della Scuola di orologeria di Lubiana, assieme al suo primo contratto di lavoro. È il 1906.
Giuseppe raggiunge Trieste per imbarcarsi verso l’Oriente, ma apprende dai giornali che quelle terre lontane sono minacciate da una guerra imminente, e sceglie di fermarsi.
Al civico 5 dell’allora via del Corso, apre un piccolo negozio di orologi: crede di dare inizio a un’attività di commerciante e imprenditore. Nulla gli suggerisce che così comincia una tradizione.
I locali laboriosi ospitano le gioie degli Oppenheim, come la nascita di Enrico, e conoscono gli eventi più infelici: gli anni difficili che seguono la crisi economica del 1929, e il triste periodo delle Leggi razziali, quando il negozio viene condotto dalla nuora di Giuseppe, Angela Poldrugo.